N° 21

 

IL SEGNO DEL SERPENTE

 

(PARTE SECONDA)

 

 

IL MORSO DEL SERPENTE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

Una scena spettrale: una radura nel bel mezzo di Central Park, 10 croci a forma di serpente e 10 persone legate a d esse, Dieci esseri umani spaventati sei uomini e quattro donne, neri, ispanici, asiatici, ebrei, musulmani, cattolici, colpevoli di non appartenere a quella maggioranza bianca e protestante che la Milizia razzista nota come i Figli del Serpente dice di voler tutelare. Gli stessi Figli del Serpente di cui un reparto armato di tutto punto circonda le croci, pronta a respingere un assalto delle forze di Polizia. Il Comandante di questo reparto dei Figli del Serpente era pronto ad usare un comando a distanza per trasformare le dieci croci in altrettante torce, quando lo scudo di Capitan America lo ha disarmato e nello spiazzo è apparso il supereroe bianco rosso e blu.

-Nessuno morirà stanotte, se io potrò impedirlo.- proclama con voce stentorea, mentre, dentro di se, spera di essere all’altezza delle sue parole. Non è questo, però, il momento di avere incertezze, pensa il giovane, mentre lo scudo torna nelle sue mani.

-Capitan America!- esclama il Comandante Serpente –Sparategli! Uccidetelo!-

Cap sospira e poi comincia a saltare, evitando le prime raffiche e balzando addosso agli avversari, come gli è stato insegnato a fare.

-Sapete gente? Mi avete preso in una brutta giornata. Dopo quello che ho passato ultimamente,[1] ho proprio voglia di spaccare qualche testa e voi nazistoidi da quattro soldi capitate proprio a proposito.-

 

            Potrebbe sembrare una sala riunioni come tate altre, se non fosse che tutti i presenti indossano costumi colorati con almeno un richiamo ai serpenti. Siamo, infatti, nel Quartier Generale della Società dei Serpenti ed è proprio il loro capo, il misterioso Sidewinder, che sta esponendo loro i termini del loro ultimo incarico:

-Si tratta di un lavoro non esente da rischi, miei cari colleghi.Il nostro bersaglio è una donna conosciuta solo come: la Baronessa.- su un monitor alle spalle di Sidewinder appare la foto di una donna vestita di quella che sembra la versione femminile del costume del Barone Zemo: una guepiere violetta con guanti e stivali gialli ed una maschera simile a quella di Zemo a coprirle la metà superiore del volto.

-Uhm quella donna ha un gusto nel vestire orrendo.- commenta la donna conosciuta come Aspide. –Chi sarebbe? È legata al Barone Zemo, forse?-

-Era stato l’alias di Heike, moglie del Barone Zemo all’epoca della sua prima impresa, poi era stata creduta morta, ma, come si dice , la notizia era largamente esagerata. Quando è stata vista l’ultima aveva assunto l’identità dell’eroina nota come Citizen V, affermando di aver assunto quell’alias per vendicarsi di suo marito che l’aveva abbandonata e rovinare i suoi piani usando la stessa identità che lui aveva assunto per ingannare il mondo quando aveva formato i Thunderbolts.-.[2] replica Sidewinder.

-E il nostro incarico sarebbe?- chiede Puff Adder

-Adesso ve lo illustrerò, statemi bene a sentire…-

 

            L’uomo biondo che entra negli uffici del Quartier Generale elettorale del candidato senatore di Stato Sam Wilson ad Harlem attira subito l’attenzione. Si guarda intorno, come se cercasse facce amiche, poi incontra lo sguardo di Sarah Casper.

-Steve Rogers!- esclama la donna con un largo sorriso –Che piacere vederti, era un pezzo che non ti si vedeva da queste parti amico.-

-Sono stato impegnato per un po’, ma ora ho un po’ più di tempo libero.- risponde Steve. –Ho sentito della nuova impresa di Sam e... beh sono venuto ad augurargli in bocca al lupo.-

            Sarah ridacchia

-A sentir lui, ne avrà bisogno, ma io credo che se la caverà alla grande..-

-Come sta andando la campagna?- chiede Steve.

-Le primarie sono ancora lontane e gli avversari tosti, ma io dico che la spunteremo.-

-Sam dov’è adesso?-

-Beh immagino sia andato a farsi un giro.-

            Magari in Central Park, pensa Steve Rogers, lui ed il ragazzo sapranno cavarsela anche stavolta.

 

 

2.

 

 

            Una mossa in pieno stile Capitan America, pensa Jeff Mace, saltare addosso ad un bel gruppetto d’uomini armati e desiderosi di ucciderti come se fosse la cosa più normale del mondo. Ma come faceva Rogers a farlo sembrare così naturale? Semplice: per lui lo era, faceva parte di lui come respirare. In nome del Cielo come ha potuto lui solo pensare di essere all’altezza di un simile mito? Ci deve essere un Capitan America sempre e comunque? Forse è vero, ma perché proprio lui? In ossequi ad una stupida tradizione di famiglia? Cavoli: Lizzie sarebbe stata meglio di lui, perfino Robyn sarebbe stata più entusiasta… Robyn ormai sono settimane che non sa niente di lei, cosa può esserle…

            Il rauco stridio di un falco rompe il flusso dei suoi pensieri e solo allora Cap si accorge di essere stato preso di mira da uno dei Figli del Serpente e che deve la sua incolumità al tempestivo intervento di Redwing, il fido compagno alato di Falcon. Dovrà ricordarsi di ringraziarlo, ma Rogers se la sarebbe cavata senza bisogno d’aiuto, ne è sicuro. Si guarda attorno e si rende conto di aver abbattuto la maggior parte degli avversari.  Ce ne sono rimasti solo 4 con i fucili puntati su di lui. Bene, è il momento di fare scena

-Gettate le armi.- dice cercando di fare la voce più autorevole che può. –Qualunque cosa voleste fare, avete perso, ormai. Non ha più senso combattere.-

-Lo dici tu?- urla uno dei quattro –Tu che tradisci la bandiera, che non sei un vero americano.-

-Sei tu che tradisci i veri valori americani, uomo.- replica Cap –I nostri padri fondatori non predicavano l’odio, la violenza, la sopraffazione. Cosa credi di ottenere con le tue armi?- che diavolo di discorso, ma cos’è? Un virus che viene quando si mette questa maschera?

-Cosa spero di ottenere? Ripulire questa città dalla feccia che la infesta!- urla l’uomo e si gira per sparare una sventagliata verso le croci.

            Capitan America agisce d’istinto. Il suo scudo saetta e fa un arco che disarma l’uomo e due dei suoi compagni e, mentre, lo scudo torna nelle sue mani, la Sentinella della libertà si volge all’ultimo rimasto:

-Dammi retta, molla quell’arma.-

-Io… io.. posso… ancora… spararti.-

-Certo che puoi, ma cosa otterresti dopo? Forse mi ucciderai e forse no. Ho abbattuto tutti i tuoi compagni, perché non dovrei riuscirci con te? E poi… credi che la Polizia starà a guardare? Finora ha aspettato perché glielo ho chiesto io, ma dopo? Sarai crivellato di colpi in meno di 10 secondi. È questo che vuoi? Se è così, allora spara.-

            L’uomo trema, mentre alza il fucile e Cap rimane immobile, mentre le sue labbra si contraggono appena. Dall’altro lato dello spiazzo i tiratori scelti della Polizia si preparano a sparare, poi, ancora una volta, lo stridio del falco, mentre Redwing cala verso la spalla di Capitan America. Il Figlio del Serpente si distrae e Cap gli afferra il polso destro e contemporaneamente lo colpisce con pugno al mento.

-Stupido!- è la sola parola che proferisce.

            E poi è finita.

 

            Quanto tempo è passato Dallas Riordan non è sicura di saperlo. È stata una routine di giorni ognuno uguale all’altro in quell’oscura cella, ma ora è venuto il suo momento. Ha aspettato sino a che si è sentita abbastanza forte e quando le solite due guardie vengono a liberarla dalla parete a cui è incatenata giorno e notte (una precauzione insolita, ma che dimostra che la misteriosa Baronessa è bene al corrente di certe sue capacità), per le normali operazioni di toilette quotidiana, la ragazza dai capelli rossi sa che è l’ora di mettere in atto il suo piano di fuga. E sperare nella fortuna degli irlandesi. Oh beh, lei non è proprio tutta irlandese, ma basterà, la farà bastare.  Prima però farà tutto quello che si aspettano che faccia e dopotutto lei ne ha davvero bisogno.

            L’acqua della doccia le scivola addosso, facendola sentire meglio. All’inizio si sentiva umiliata a doversi lavare sotto gli occhi di due guardiani maschi e comprendeva che era un altro modo della Baronessa per aumentare il suo disagio, quella cagna godeva nel vederla umiliata e sperava di spezzarne lo spirito, ma il suo stesso trucco può rivoltarglisi contro. Dopo tutto questo tempo in cui lei non ha dato fastidi, hanno allentato la guardia e non è bene avere dei guardiani più interessati a guardare le curve della loro prigioniera che a pensare a sorvegliarla veramente. Finita la doccia Dallas si muove con eccessiva e studiata lentezza, afferra l’asciugamano e comincia ad asciugarsi e quando è ben convinta che non stanno affatto badando alle sue mani… scatta. L’asciugamano colpisce come un frusta contro il viso di uno dei due guardiani e Dallas, velocissima, sferra un calcio all’inguine del secondo e, quando questi si piega, lo colpisce di taglio al collo, abbattendolo, poi si volge all’altro e gli sferra un colpo di karate al pomo d’Adamo e, mentre quello annaspa momentaneamente privo d’aria, lo colpisce ancora una volta, stendendolo definitivamente.

            A questo punto, la ragazza sorride soddisfatta, il primo passo è fatto, ora deve uscire da questa prigione e non è detto che sia la parte più facile.

 

            Dal suo rifugio segreto Il Serpente Supremo ha seguito l’intera vicenda in TV ed ora esplode in un grido di rabbia:

-Quel maledetto Capitan America! Tutta la mia vita deve essere dunque rovinata da qualcuno che indossa quell’odiato costume. Lo voglio morto e se qualcun altro verrà al suo posto, ucciderò anche lui!-

            Passato il momento di furia inconsulta, il Serpente Supremo si ferma a riflettere. Deve eliminare il suo nemico, certo, ma ucciderlo non basta, vuole anche umiliarlo, ma come?  Di quell’altro conosceva alcune debolezze, e le ha sapute sfruttare, anche se con esiti infausti, lo ammette, ma di questo non sa quasi nulla, tuttavia, tuttavia…deve pensarci bene.

 

 

3.

 

 

            Capitan America lascia lo spiazzo dove la Polizia si sta occupando sia dei Figli del Serpente, che dei loro ostaggi; ha ancora Redwing appollaiato sulla spalla ed ecco che una voce si fa sentire poco distante:

-Complimenti ragazzo.- commenta Falcon appoggiato ad un albero –Sei stato davvero in gamba, anche se ho avuto qualche timore che non ce l’avresti fatta.-

-L’ho temuto anch’io qualche volta.- confessa Cap, mentre il falco torna dal suo padrone -Ma è andato tutto bene alla fine, Questione di fortuna.-

-Questione anche di abilità.-

            A parlare è stata Wasp, che, improvvisamente, si ingrandsce davanti al giovane, mentre altri Vendicatori escono allo scoperto.

-Ti abbiamo dato retta quando ci hai chiesto di non intervenire, di darti l’opportunità di fare tutto da solo…- continua la leader dei Vendicatori -.. e non ci hai deluso… Cap.-

<<Io stavo per intervenire un paio di volte a dire il vero…>> interviene Iron Man <<… ma ho deciso di fidarmi dell’intuito di Wasp e lasciar fare al tuo amico Falcon ed alla sua bestiola.>>

-Vi ringrazio della fiducia. Come vi avevo detto, sentivo che era giusto che facessi da solo, almeno per questa volta.- ribatte Cap

-E noi abbiamo rispettato il tuo desiderio, come si fa tra amici.- replica Wonder Man –Su andiamo adesso, si è fatto tardi. E credo che domani sarà una giornata impegnativa per tutti e io Wanda dobbiamo ancora cenare. Per una volta tanto vorrei che i criminali non scegliessero l’ora di cena per annunciare le loro imprese.-

-Non preoccuparti Simon, saremo al Palazzo in un lampo.- replica Scarlet ed ha appena finito di parlare che lei e Simon Williams sono scomparsi.

-Ma fa sempre così?- chiede un sorpreso Cap.

-Non mi ci sono ancora abituata neanch’io.- replica Wasp –Ed ho più anni di esperienza di te in questo lavoro. Oddio non tantissimi, non sono così decrepita e se lo sembro, vuol dire che è ora di tornare dall’estetista.- e, così dicendo, sorride ammiccando al giovane in costume patriottico.

 

            Per Elizabeth Mace ci voleva proprio un po’ di vacanza, dopo quanto ha passato nel Golfo Persico. Spera che il Capitano Wells confesserà il vero perché dietro i suoi omicidi a Bordo dell’USS Savage, il suo istinto le dice che c’è ancora molto da sapere in argomento, ma ora ci sono altri problemi a cui pensare, per esempio: le condizioni mentali di sua madre e la scomparsa della sua sorella minore e questo, deve ammetterlo, non rende più facile la sua permanenza a casa, specialmente considerando che tra lei e suo padre non c’è mai stato un gran dialogo, almeno negli ultimi tempi. Casa. La villa di Beacon Hill è ancora l’unico posto che è davvero casa sua, nella sua vita errabonda, più del suo appartamentino a Falls Church in Virginia, eppure, una parte di lei si sente un po’ fuori posto. Cosa diceva a tal proposito lo scrittore Tom Wolfe? “Non puoi più tornare a casa”. Forse è vero, ma vorrebbe sperare il contrario.

            Suo padre è un tradizionalista, in fondo. Nel salone grande, sopra il camino, campeggia il ritratto dei genitori di lui: Jeffrey Mace I ed Elizabeth Naisland Mace. La nonna è morta che lei era piccola, ma il nonno… ah che tipo che era e con lui anche gli amici che venivano trovarlo a casa di tanto in tanto. Ricorda ancora quando fosse affascinata dai loro racconti, con tutti quei personaggi bizzarri e sognava di essere una di loro. Quanta distanza c’è tra la realtà ed i sogni di una bambina?

-A papà sarebbe piaciuto un ritratto nelle vesti del Patriota o di Capitan America…- al sentire la voce di suo padre alle sue spalle Lizzie sobbalza. È stato silenziosissimo -…ma in questo caso, addio privacy, ti pare?-

-Si, penso che tu abbia ragione.- ammette Lizzie –Ma non importa, noi sappiamo chi era e cos’ha fatto, no?-

            Prima che suo padre possa rispondere, si sente lo squillo di un telefono e, subito dopo, ecco arrivare il maggiordomo con un cordless.

-È per lei signore.- dice –Mr. John Watkins.-

-Oh!- si limita a commentare J. William Mace e risponde:

-Salve Watkins è parecchio che non ci sentiamo… Si, capisco, quando? Domani? Si, dovrei riuscire a d esserci. D’accordo.-

-Problemi papà?- chiede Elizabeth.

-Forse ci sarà una riunione del V Battalion domani a New York, ti andrebbe di venirci, ci sarà un po’ di gente che dovresti conoscere.-

-Ho un altro paio di giorni di licenza… perché no?- risponde la ragazza.

            Chissà se ci sarà anche chi spera lei?

 

            Rivestita con una semplice tuta, Dallas Riordan è scivolata per i corridoi ed i condotti d’aerazione nella ricerca di un’uscita. I suoi ex colleghi dell’ufficio del Sindaco sarebbero stupiti di vederla all’opera adesso, ma già allora, c’erano tante cose che non sapevano di lei.  Ehi e questo cos’è? A quanto sembra ha trovato l’appartamento privato della Baronessa, ma lei è assente, sembra. Peccato, sarebbe stato bello regolare i conti prima di scappare… e a proposito di scappare, forse è il caso di vedere se quest’appartamentino nasconde qualcosa di utile, magari anche per incastrarla in futuro.

            Dallas comincia una rapida perquisizione delle stanze private della Baronessa e quando apre un armadio e vede i costumi appesi esclama:

-Ora cominciamo a ragionare.-

 

 

4.

 

 

            I miracoli di un sonno ristoratore non debbono essere sottovalutati, pensa Jeff Mace mentre entra nella redazione di Now. Vedendolo chi penserebbe che ha passato la serata precedente a battersi con i Figli del Serpente? Certo se avesse almeno capito il perché di quella loro bravata, chissà che altro deve aspettarsi da loro adesso.

-Ehi Mace, belli i tuoi pezzi su Gael.- gli si rivolge Joy Mercado.

-Grazie Joy.- risponde il giovane. È piacevolmente sorpreso, di solito Joy era tanto scorbutica quanto sexy, che le cose stiano cambiando tra loro? Calma ragazzo, niente illusioni, ricorda di non confondere i desideri con la realtà. Però… che costa provare? –Se non sei impegnata Joy, potremmo andare a mangiare un boccone insieme, più tardi.- chiede.

            La bionda reporter riflette un attimo e poi:

-D’accordo.- risponde –Se lasci che sia io a scegliere il posto.-

-Per me va benissimo, non chiedo altro io…-

-calma i bollori ragazzo, non ti ho ancora invitato a casa mia.- replica, sogghignando, la ragazza.

            Sono uno stupido, pensa Jeff Mace arrossendo, mentre gli sembra di sentire i risolini del resto della redazione.

           

            Un piccolo jet il cui muso ricorda quello di un serpente viaggia diretto verso una destinazione prefissata. La ragazza che si fa chiamare Diamante[3] chiede all’uomo che si fa chiamare Marasso:[4]

-Scusa, ma se ho ben capito noi dovremmo rintracciare questa… Baronessa, giusto? Per conto di un committente che deve restare anonimo? Ma perché?-

-Fintanto che io ricevo la mia paga non faccio discussioni ragazza. È evidente che qualcuno ha interesse negli affari di questa Baronessa e mi basta. Certo, dovremo andarci cauti perché, a quanto pare ha delle connessioni con l’Incappucciata.-

-Già, ne ho sentito parlare.- commenta la ragazza -Era la leader dei Signori del male quando tentarono quel ricatto atmosferico e si scoprì che in realtà era un’assistente del Sindaco.[5] Non è stata proprio la Baronessa a farla evadere durante il suo processo?-[6]

-Già, bella mia e questo fa di loro due donne estremamente pericolose.-

-Mi chiedo perché Sidewinder abbia accettato quest’incarico.- commenta Colubro.

-Lascia le domande per un altro momento, amico.- gli intima Rock Python –Il nostro segnalatore fa le bizze, forse ci siamo.-

 

                        Non è un ristorante pretenzioso e a Jeff va bene, dopotutto non è proprio che navighi nell’oro, ma è contento dell’occasione.. Da quanto a capito Joy pranza spesso qui quando è sola e non è detto lo sia ancora in futuro. Calma, non correre, si dice.

-Allora Jeff, idee su come muoverti con quell’articolo sulle organizzazioni razziste?-

-Beh pensavo di intervistare la gente che ha subito le loro prepotenze, tracciare un profilo e...-

Un ronzio proveniente dalla giacca interrompe le parole del giovane.

-Cos’è? Un cercapersone?- chiede Joy.

-Si, più o meno, scusami Joy, ma devo rispondere in privato.-

            Si alza e si allontana verso un angolo riparato. Come aveva indovinato è la communicard dei Vendicatori. Per fortuna che dall’altra parte non possono vedere la sua faccia, almeno per il momento preferisce che non sappiano chi è veramente.

-Qui Capitan America a rapporto.- risponde sottovoce.

<<Non essere così militaresco.>> lo rimprovera bonariamente Wasp <<Volevo avvertirti che ci sarà una riunione dopo pranzo.>>

-Non mancherò. Chiudo.-

            Con la coda dell’occhio, Jeff ha visto Joy avvicinarsi ed infila rapidamente la card nel taschino.

-Problemi?- gli chiede la donna.

-Nulla di grave, ma devo sbrigare una faccenda dopo pranzo.-

-Beh non va sempre bene bello.-

            Jeff sospira, nessuno ha mai detto che la carriera del supereroe fosse tutta rose e fiori, in fondo.

 

           

5.

 

 

            L’Assistente Direttore in Comando dell’Ufficio di New York Derek Freeman alza gli occhi verso i due nuovi arrivati: il primo è alto, muscoloso, con i capelli tagliati a spazzola, veste un completo nero con un impeccabile camicia bianca ed una cravatta anch’essa nera; l’altra è una ragazza attraente dalla pelle color ambra ed indossa un tailleur scuro con una camicetta color acquamarina con i primi due bottoni slacciati.

-Agenti Speciali Jackson Daniels e Alexandra Magruder del Quartier Generale di Washington.- dice l’uomo, mentre entrambi mostrano i loro tesserini.

-Uhm si, mi avevano preannunciato la vostra visita.- commenta Freeman –Siete cacciatori di supercriminali fuggiaschi e siete alle costole del Conte Nefaria, mi dicono.

-Tra le altre cose.- risponde la ragazza -Ci è sfuggito dalle mani a Washington,[7] ma non è il nostro unico bersaglio.-

-Bene, avrete tutta la collaborazione che vi serve.- risponde Freeman, ma dentro di se non può dirsi molto soddisfatto della loro presenza. Forse sono stati mandati a sorvegliarlo e lui teme anche di sapere perché e non è un bel pensiero.

 

            La riunione al Palazzo dei Vendicatori è finita da poco. Capitan America ha appena visto andar via Henry Peter Gyrich. Nonostante quello che gli hanno detto di quello che sta facendo ultimamente, deve ammettere che non gli è per niente simpatico, ma poco importa: in questa linea di lavoro non è la simpatia quella che conta, ma che tutti facciano il loro dovere ed in questo quell’uomo sembra non tirarsi indietro, almeno per ora. Adesso deve pensare ad altro: ha giusto il tempo per un paio di veloci telefonate.

            La prima è per Sam Wilson

-Volevo solo avvertirti che parto per la Slorenia con i Vendicatori e pare che sarà una cosa molto dura.-

            All’altro capo del filo, Sam commenta:

<<Alkhema? Cavoli ragazzo, quella è una tipa davvero tosta, beh te la caverai, ne sono convinto… e non preoccuparti, penserò io a stare dietro ai nostri piccoli affarucci in sospeso e lo farò molto volentieri.>>

-Grazie… Sam… ne riparleremo al mio ritorno.-

            Se tornerò, pensa fra se il giovane, poi compone un altro paio di numeri: uno è per avvisare al redazione e l’altro…

-Mrs. Kapplebaum… Anna.. volevo avvisarla che starò fuori per un paio di giorni, non si preoccupi e se può dia un’occhiata alle mie cose

<<Certo ragazzo mio… tutto bene?>>

-Certo, tutto benissimo.-

            A parte il fatto che potrei meritarmi un funerale solenne al ritorno, s’intende, pensa il giovane. Riappende il telefono e girandosi si trova di fronte Jarvis, il maggiordomo dei Vendicatori

-Mi scusi, non intendevo turbarla signore.- dice:

-Oh… No Jarvis, lei non ha colpa, sono io che sono un po’ nervoso.. le sembrerà strano detto da uno che indossa questo costume.-

            Jarvis accenna un sorriso:

-Il suo predecessore diceva che un uomo saggio ha sempre paura prima di un’impresa rischiosa, ma alla fine sa superarla e fare il suo dovere. Lei ha fatto onore all’uniforme che indossa finora so che continuerà a farlo.-

            È il turno di Jeff Mace di sorridere.

-Grazie Jarvis, detto da lei è un gran complimento._

-Ehi Mister Bandiera!- gli urla l’Uomo Sabbia –Vieni, aspettiamo solo te per partire.-

-Arrivo!- urla Cap e raggiunge rapidamente i suoi compagni. Non importa quale pericolo dovranno affrontare, non si tirerà indietro.

 

            Un assalto effettuato con tecniche da esperti commandos e la squadra di Serpenti è penetrata all’interno del covo non più tanto segreto della Baronessa. Tra le ultime ad entrare c’è Diamante, un po’ spaventata. Quando aveva accettato di prendere il posto dell’originale Diamante nella Società dei Serpenti dopo al sua scomparsa, le sembrava una bella avventura e non pensava ai rischi che comportava. È stata fortunata a d uscirne viva in quella faccenda coi lupi mannari di cui non ricorda molto bene i particolari,[8] ma ora ha ance sentito che l’originale Diamante sarebbe ricomparsa nel Wisconsin e se venisse a cercarla? Non è certa di volerla affrontare  adesso.

            Mentre pensa a questo, una voce sprezzante li apostrofa

-Non so perché siete qui, ma se cercate guai, li avete trovati!-

            E mentre si gira, assieme ai suoi compagni della retroguardia, la ragazza sa che è proprio così.

 

 

FINE SECONDA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Cosa dirvi a questo punto? Meglio passare subito alle note. -_^

1)    Diversamente dai membri della Società dei Serpenti, chi ha letto l’ultimo numero sa che ad ingaggiarli per assaltare la fortezza della Baronessa è stato il Serpente Supremo, leader dei Figli del Serpente, ma per quale motivo? Abbiate pazienza e se non sarete capaci di indovinarlo da soli, lo capirete, comunque, molto presto, ve lo assicuro… o forse no. -_^

2)    Ritorna, finalmente, su queste pagine Dallas Riordan che negli ultimi 11 episodi era stata prigioniera della Baronessa, che l’aveva rapita nell’episodio #11 durante il processo in cui Dallas era accusata di essere l’Incappucciata, fingendo di volerla fare evadere, ebbene, quella sottotrama è, infine, giunta a conclusione e nei prossimi due episodi ne tireremo i fili. E, a questo proposito…

3)    Qual’è il segreto di Dallas Riordan? Qual è il legame con l’avvocato inglese John Watkins? E qual è il ruolo del misterioso Sir Roger Aubrey e cos’è il V Battalion? Seguiteci e lo saprete.

4)    Nota di continuity #1.  I Vendicatori compaiono a Central Park dopo tutte le loro avventure seguenti a Vendicatori #29 e poco prima di Vendicatori #30

5)    Nota di continuity #2. La scena finale nel Palazzo dei Vendicatori avviene durante un attimo di pausa nel corso della storia portante di Vendicatori #30. In seguito, Capitan America ricompare proprio in Vendicatori #30 e seguenti, che v’invito a spassionatamente a seguire.

6)    Sento già la vostra domanda: e Morgan Jr.? Lo so , vi avevo promesso il ritorno già in quest’episodio, ma è stato tutto così frenetico,c eh non c’è stato proprio spazio per lui e, quindi, per quest’episodio nulla da fare, ma rimedieremo già fin dal prossimo episodio, contateci.

Nel prossimo episodio: serpenti in tutte le salse e, nel bel mezzo dell’azione… un insolito team di salvataggio e una guest star (forse) inaspettata.  Siateci

 

 

Carlo



[1] Se non sapete a cosa si riferisce, evidentemente non avete letto Vendicatori #27/29. Vergogna! -_^

[2] Come narrato in Vendicatori MIT #7… o era l’8, o, magari, entrambi?  (Un Carlo alquanto perplesso -_^)  Mah , in ogni caso la storia la trovate su Vendicatori UE #3 -_^

[3] No non è quella dei nuovi Thunderbolts e non ha niente a che fare con lei… forse. Abbiate pazienza e vi sarà spiegato tutto… forse. -_^

[4] No, nemmeno lui ha nulla a che fare col Cyborg che appare regolarmente in Villains.Sia te pazienti, prima o poi chiariremo tutto… o almeno lo spero. -_^

[5] In Thunderbolts #24/25 (Capitan America & Thor #73/75)

[6] Un resoconto lievemente impreciso di fatti narrati in Capitan America MIT #11

[7] In Avengers Icons #15

[8] I dettagli in Power Pack UE #1